In generale tutti i
commentatori suggeriscono di introdurre nei processi educativi le stesse tecnologie che i
nativi digitali usano quotidianamente. Solo che per farlo dobbiamo risolvere tre problemi.
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la tecnologia a scuola non è ancora disponibile in maniera diffusa.
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gli educatori e i genitori che dovrebbero usarla si sentono spesso
inefficaci: agli insegnanti/genitori basta qualche interazione con le tecnologie
presenti a scuola/casa per rendersi conto che gli studenti/figli sono in grado di usarle
meglio di loro.
- se il libro di testo è sempre percepito dallo studente come strumento didattico, questo non è assolutamente vero per i dispositivi mobili. Infatti, telefono e tablet permettono allo studente di superare i confini fisici della classe aprendo un mondo di opportunità – comunicare, giocare, ascoltare musica, vedere video – che con la didattica hanno poco a che fare. Per questo, la tecnologia può mettere a rischio i confini della comunità classe riducendone l’efficacia come contesto formativo.
Per questo l’obiettivo non può essere quello di sostituire acriticamente libri e quaderni con la tecnologia ma, piuttosto, cercare di capire come e quando può avere senso usare la tecnologia come strumento didattico.
In generale le possibilità del nativo digitale di
apprendere posono essere articolate a tre livelli – da solo, sotto la guida di
un esperto, in gruppo (vedi figura) - che possono essere efficacemente supportati dall’uso
della tecnologia.
Sotto sono disponibili una serie di indicazioni e suggerimenti, che integrano
le riflessioni di autori classici come Piaget e Vygotskij, con le idee del
socio-costruttivismo:
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Tecnologia e apprendimento individuale: Simulazione e Serious Gaming
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Tecnologia e tutoring: esperienze didattiche digitali e distance learning
- Tecnologia e apprendimento in gruppo: ambienti virtuali collaborativi
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 Giuseppe Riva
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