Il primo paradosso delle relazioni dei nativi digitali
La comunicazione digitale incide significativamente sui fattori che consentono la creazione di una comunità con effetti che, a seconda di come vengono utilizzati, possono indebolire o potenziare questo processo .
La psicologia sociale ha infatti sempre associato il concetto di comunità a quello di luogo: le comunità nascono nei luoghi. Non solo. La memoria autobiografica, che unifica le nostre diverse esperienze di vita costruendo un significato comune, utilizza proprio i luoghi e i loro contenuti - dagli incontri con altri significativi alle emozioni che abbiamo sperimentato al loro interno - per costruire una storia comune con gli altri membri della comunità. In altre parole, la nostra mente utilizza i luoghi per dare senso e continuità alle nostre relazioni interpersonali.
Tuttavia, i nativi digitali usano i nuovi media proprio per superare i confini che i luoghi fisici gli impongono. Per questo, trovare e/o costruire delle relazioni nei luoghi – la scuola, il bar, la piazza, l’oratorio – che hanno caratterizzato l’adolescenza degli attuali adulti è oggi molto più difficile.
In altre parole, superare i confini dei luoghi è un vantaggio per il singolo, che ha più opportunità di scelta e può evitare il vincolo dei confini. Allo stesso tempo, però è uno svantaggio per il gruppo, perché riduce le possibilità di conoscenza e di confronto che sono alla base della nascita e dello sviluppo delle comunità.
Il risultato finale di questa situazione è riassumibile in questo paradosso: Se i media digitali aumentano la quantità e la frequenza delle interazioni sociali, al punto che la Generazione Social Media è quella che in assoluto ha più «amici» nella storia dell’uomo, allo stesso tempo possono ridurre la qualità delle relazioni, rendendo il nativo digitale più solo e depresso.